Si discute da tempo sulla questione della RC auto con scatola nera. Quest’ultimo è un dispositivo elettronico dotato di rilevatore GPS e collegato alla batteria della vettura. Il suo scopo? Registrare l’evoluzione degli incidenti per ricostruire la reale dinamica del sinistro. Sembra che la scatola nera sia in grado di registrare una grande quantità di dati relativi alla condotta del guidatore.

Un esempio: la velocità non sempre mantenuta entro il limite consentito in una strada urbana o extraurbana.

E’ merito della black box: un dispositivo satellitare dotato di un geo-localizzatore e di un accelerometro in grado di registrare tutti i movimenti del veicolo e lo stile di guida del conducente.

La polizza che lo include prevede un’assistenza H 24 con intervento immediato del carro attrezzi e uno sconto sul premio.

Adesso parliamo degli svantaggi che, oltretutto, già si evincono da quanto sopra esposto.

In primo luogo, la totale assenza di privacy. Occorre rendere nota la portata di questa invasione. L’Aneis (Associazione Nazionale Esperti Infortunistica Stradale), a tal proposito, ha dichiarato: “i dati registrati dalla scatola nera possono essere divulgati senza il consenso del proprietario del veicolo”. E ancora, “la gestione e la vendita di tutti questi dati è destinata a diventare una nuova area di business per le imprese di assicurazione, senza alcun vantaggio per gli assicurati”. Infine, “giova ricordare che in caso di danneggiamento della scatola stessa, l’assicurato deve rimborsarne il costo all’assicurazione, così come a suo carico sono i costi di disinstallazione in caso di vendita del veicolo”.

Da sottolineare che la scatola nera consuma più velocemente la batteria dell’auto e potrebbe anche dipendere dal suo corretto funzionamento.

Ipotizzando una scarsa comprensibilità dei dati registrati in caso di sinistro, inoltre, la compagnia assicuratrice tenderà a non concedere il risarcimento del danno.

Da considerare, infine, che lo studio dello stile di guida (per esempio, velocità, lunghezza della percorrenza, percentuale di guida extraurbana) potrebbe diventare un metro di giudizio sull’assicurato, con relativo adeguamento del premio. Potrebbe alzarlo se ritiene che un soggetto sia più a rischio di altri. Tant’è che l’Ania (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici) l’ha “girata” così: “Con la scatola nera si consente ai cittadini che si comportano correttamente di contenere i costi dell’assicurazione auto”. Quindi c’è un controllo sul comportamento di guida che può diventare un boomerang anche in assenza di sinistri.

Ma torniamo alla privacy.

L’Ania si esprime così: “Tutti i dati vengono trasmessi aggregati e l’assicurato firma il modulo per la tutela, approvato dal Garante della privacy. Chi sostiene che la scatola nera violi la privacy dice una cosa inesatta. L’evoluzione delle scatole nere porta oggi a avere dispositivi che sono più avanzati tecnologicamente e che trasferiscono le informazioni in modo criptato. C’è poi un’informativa che viene data all’assicurato da parte della compagnia che lo tutela sotto tutti gli aspetti della riservatezza”. Questo perché “vengono conosciuti dalla compagnia soltanto i dati e le informazioni che l’automobilista autorizza a far conoscere”.

A voi, dopo tutto questo, convince ancora questa scatola nera?

 

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